giovedì 23 aprile 2020

LIBERATO!

LIBERATO!

Occupato!
Che brutta esclamazione che ci tocca sentire quando bussiamo alla porta di un bagno, per soddisfare l'impellente bisogno di fare i nostri bisogni.
E quanta irritazione suscita in noi il suono di un telefono occupato, in un TU TU, troppo stretto e non in linea, già spezzata da un altro interlocutore tanto ignoto quanto antipatico.
Per non parlare di quei posti occupati quasi sempre da qualcuno, dentro un cinema di posti assegnati e sguardi scocciati.
E cosa mi dite quando, da lontano, vediamo un posto libero in un parcheggio o su un mezzo di trasporto che la fortuna altrui puntualmente ci occupa? In fondo, siamo già consapevoli che non sarà mai libero per noi...
E come rimaniamo delusi quando, gonfi di parole e di attenzioni, ci strozzano il fiato su un collo di bottiglia, chiusa e buttata in mare, da naufraghi troppo occupati a giocare al solitario.
Se non bastasse quanto ho già scritto, il termine occupato peggiora il suo nefasto significato con 2 prefissi che lo trasformano in parole che vorremmo disconoscere: disoccupato e preoccupato.
La grammatica e la storia mi vengono in aiuto e mi spiegano perchè occupato è il participio passato del verbo occupare.
Mi siedo vicino a loro e ascolto una storia italiana, fatta di participianti sgraditi di un passato da non dimenticare mai. Capisco subito che non è una favola.
C'era una volta un esercito di terracotta di militari tedeschi, mai paghi di distruzione e morte sparse in un'Europa già vecchia, che decisero di occupare il nostro Belpaese, già spalmato su un'ideologia fasciata di nero... colore senza colore di un lutto nazionale.
Questi crucchi ed assassini, armati solo d'odio, cattive intenzioni e un'artiglieria troppo affilata, si autoinvitarono senza aver ricevuto mai nessuna partecipazione e si sedettero al nostro tavolo, senza avere il permesso. Di soggiorno.
Occuparono Roma, la rasero al suolo e, aperta dei suoi resti, la buttarono nelle Fosse. Ardeatine.
Li nacque la Resistenza per l'appunto, all'occupazione di essere disumani che inchiodavano il prossimo sempre al suo passato.
La Resistenza, aveva bisogno per la sua stessa esistenza, di alleati già in arrivo su barconi pieni di un sogno Americano, fatto anche di cioccolata e sigarette.
La Resistenza era formata da compagnie di uomini e donne schierati tutti dalla stessa parte. Quella giusta.
Una parte, un po artigiana ed un po falegname, che riuscì a spezzare un asse che sembrava indistruttibile e con i trucioli rimasti riuscì, con molti sacrifici, a ricostruire travi solide ed un palchetto per un'Italia che scricchiola sempre un pò.
La Resistenza ci ha liberati di corpi maleodoranti e ci ha regalato un profumo buono di libertà.
Che liberazione!
Anche in questo tempo in cui vorremmo occuparci d'altro, ci sentiamo invasi da qualcosa d'invisibile, che ha occupato i nostri pensieri. Vorremmo ammazzare il tempo in qualche modo, ma non siamo assassini come loro e la storia non ci condannerà mai.
Questa volta non dobbiamo opporre resistenza se ci fermeranno per un controllo. Dobbiamo riuscire a trasformarla in resilienza per controllare i prossimi eccessi di velocità.
Vi confesso un'ultima cosa.
Il mio caro e amato nonno si chiamava Liberato (!), un nome destinato per me. Ci teneva molto.
Ma se Liberato Tedesco stonava un'evidente contraddizione in termini, Massimiliano, libero e liberato dagli odiosi tedeschi, suona decisamente meglio!
Buona giornata



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