giovedì 30 giugno 2022

MI SONO ROTTO IL CUORE (HEART ATTACK)

E' successo ancora. Ma senza successo. Mi è capitato di nuovo qualcosa di vecchio che non voglio buttare. Vorrei voltare pagina, ma la mia natura contaminata mi volta le spalle e anche la faccia. Un giorno è selvaggia, un altro è meravigliosa, un altro semplicemente contro. Con quell'aria da presuntuosa, è per metà orgogliosa e per metà rigogliosa. Pensa di essere eccitante, ma è solo febbricitante nel caldo/freddo di brividi brevi ma intensi. Carne dei miei muscoli e pesce dei miei silenzi. Ibrida, direi. Termica ed elettrica, lei corre e scorre, alternata, tra i miei nervi scoperti. Che sia banale come l'acqua calda, o fresca come l'acqua corrente, travolge e, soprattutto stravolge, la piena della mia testa. Lei che lava il vulcano di ogni mio buongiorno, è sempre alternativa tra l'essere naturale o frizzante. E alza la voce quando porto la croce e rimango indeciso a lasciarla... tra la foce di una rinascita desiderata o la sorgente di un risorgimento miracoloso. Chiedo un consiglio alla notte, quando cala la luce e si accende quel buio che ormai già conosco. Quello che toglierà il colore alle mie ore insonni. Ascolto il silenzio che tace parole chiassose. Cenere e brace di un falò delle mie vecchie vanità. Il freddo è tagliente e riposa sulla mia bocca che cuce e ricuce i miei sogni strappati. Raccolgo un sorriso perduto e risveglio il mio orgoglio deriso. Ma non basta. Devo trovare la forza tra la debolezza dei miei giorni feriti... quella che serve per non essere più debole nel forzare quei sentimenti che sento, e, ai quali, ultimamente, ho mentito troppo spesso. Padri e ladri di una felicità che non riesco ancora a governare. Inerme e solitario, continuo a giocare con carte false, in compagnia di una rabbia che almeno mi fa sfogare. E' vero... mi faccio del male ogni volta che cado dalle nubi e precipito sbuffando soffi di nostalgia e tristezza. Non guardo giù e chiedo perdono ai miei occhi chiusi. Loro che, quando perdono, fanno ancora acqua da tutte le parti. E così piove sulla mia terra, madre dei miei attimi fuggenti... avidi dei miei farò e aridi dei miei però. E in quegli occhi azzurro mare, finestra del mio Io, mi voglio gettare. Rifiuto qualsiasi salvagente, ancora gonfio del soffio leggero di tanta gente che mi ha salvato. Non serviranno pinne, fucili ed occhiali. Basteranno soltanto le penne per firmare l'armistizio di una guerra fredda e le panne per fermare la mia battaglia. Persa in partenza e ritrovata sul filo di lana. Avvolgente e calda. Ma sono nato per correre. Con tutto il mio fiato, soffiato nel riso di una vittoria annunciata e dolcemente attesa. Prima però, dovrò aggiustare il distacco sentimentale delle mie scarpe rotte. Troppo cotte dalle botte di una vita ubriaca. Devo farlo. Per non inciampare mai più.

giovedì 2 giugno 2022

BUONO DA LEGGERE

Il Salone ha ormai chiuso le sue porte. Ci ha lasciati fuori dal suo tempo e dal suo luogo, in attesa dei fiori che gli porteremo per la nostra prossima visita. Con quella magia senza inganni, ha usato il trucco della sua bellezza per riaprire il portone ai miei ricordi. Intensi, emozionanti, indelebili. Con la stoffa a mia disposizione ho tessuto infinite parole, incrociate tra le bocche scucite e gli occhi curiosi di storie sconosciute. Le nostre. Quel silente sconcerto di un monologo iniziale, lo abbiamo trasformato nel dialogo piacevole di un concerto improvvisato. E abbiamo fatto un bellissimo rumore. Musica per le nostre orecchie. Anche il silenzio è stato protagonista di quella voce sola e fuori dal coro. Che da lassù è stata l'eco dei miei sospiri strozzati. Ci siamo scambiati un segno di pace, nelle strette di mani mature, frutto delle nostre larghe intese. Persi in occhi sconosciuti, ci siamo ritrovati in sguardi complici ed affettuosi. Turista mai per caso, ho viaggiato con la mente tra gli stand by me di un labirinto fatto di libri e lettere, ascoltando il caldo frastuono di volumi e note. Colonne sonore, importanti e vertebrali dei miei giorni lenti, passati veloci, dedicati nelle pagine di una vita che non ho scelto e che sto vivendo a modo mio. Ho raccolto quel filo di voce per riavvolgerlo insieme a quel nastro tagliato dal destino. Ho inaugurato, così, una stagione diversa. L'ho fatto perchè ho chiesto al futuro domande frettolose e, beffardo, mi ha dato in cambio solo offerte freddolose. E alla fine ho trovato, una via d'uscita, grazie alla mia voglia d'evasione nel pagare quel conto, senza sconto. E che, da allora sto scontando. Adesso che vi ho incontrato facciamo il nodo a quel fazzoletto che non voglio usare mai più e facciamo in modo di non perderci più di vista. Figli di un dio minore, proviamo a fare il miracolo di uscire dal vicolo cieco di un'indifferenza che crea solo sofferenza. E sui fogli di do maggiore, ascoltiamo l'oracolo di una dea senza più le sue bende. Perchè le ferite di ogni triste ricordo possono guarire. Basta farle riposare tra le cicatrici dei nostri cuori. A volte pulsanti e a volte schiacciati dagli imprevedibili sbalzi d'amore.