mercoledì 9 settembre 2020
TORRI GEMELLE
Com'è difficile spiegare a qualcuno un dolore vissuto o vivente, ma è molto facile dimostrarlo con i miei silenzi e le mie lacrime. Privato da un'approvazione di serenità, pubblico "alternativi buongiorni" provati e riprovati ripetutamente. Il mio dolore può esprimersi in diversi modi ma usa sempre un linguaggio osceno, maleducato e volgare. Ognuno di noi ha una soglia del dolore differente...che sia alta o bassa lui è sempre li che ci aspetta sulla soglia di casa. Senza invito, entra viscido e lascivo e non ci lascia andare, già freddo nel suo falso abbraccio di benvenuto.
Serio ed indifferente alle nostre smorfie, lui fa lo smorfioso perchè non è alla nostra altezza. Gli basta quella piccola crepa, riga salata di una lacrima, ed eccolo li che sguazza felice nel solco del nostro crepaccio... e non crepa.
Quando proviamo qualcosa che poi non ci piace, prima cerchiamo di non ripetere lo stesso errore e poi cerchiamo di dimenticare di averlo fatto. Nel mio caso non scelgo certamente io di provare il dolore, ma è lui che mi cerca, mi trova e mi prova. E mi mette duramente alla prova. Timido ed indifeso lo nascondo per non farlo trovare dagli occhi di chi mi vuole bene per poi ritrovarlo, sorridente, all'angolo, tra la via del cuore e quella del cervello. Il dolore è scorretto, non rispetta le regole, è violento, si trasforma continuamente...è la foto che ti guarda, è il brutto ricordo che vorresti dimenticare, è il sordo fastidio che si fa sentire, è il muto silente che ti fa urlare, è il buio sugli occhi che ti acceca, è il tocco gelido che brucia sulla pelle, è l'insonnia notturna che non ti fa dormire. Il dolore crudele cerca sempre di offrirmi un lavoro a tempo indeterminato ed io, ogni volta e a tempo perso, gli strappo in faccia quel contratto perchè voglio essere un disoccupato mentale. Il dolore è un padrone severo... è un datore di lavoro aguzzino, sfrutta le mie debolezze... se ne frega dei miei diritti, alla luce del sole, e ne fa dei rovesci, temporaleschi. Il dolore mi sporca l'anima con la sua medaglia di legno, l'altra faccia da quarto posto... io, immobile, rimango a guardarlo, vincente ai piedi di un podio che odio.
Per fortuna che lo spirito di sopravvivenza mi ubriaca di energia nuova e mi regala guantoni per combatterlo, per me non-violento, armato solo di buona volontà. Da oggi in poi non voglio partire più già sconfitto...scendo al suo livello, gioco sporco e azzardo un sorpasso contromano e controvoglia per superare in velocità le sue ore lente. Ateo credente in una messa alla prova, confesso a me stesso il peccato non troppo originale di voler cambiare il finale a questo film già visto. Stanco di essere provato, troverò la forza di provare per credere nel mio Io, mai più da solo. Mi farò accompagnare dalla forza dei miei pensieri e dalla potenza dei miei gesti; imparerò ancora una volta dai miei errori e dai miei sbagli che voglio comunque continuare a fare e sorriderci sopra. Finalmente vittorioso, appenderò al muro il ricordo del dolore, con un chiodo fisso che non scaccerà altri chiodi. Sarà la prova schiacciante per denunciare al mondo, la scomparsa della sua comparsa. Solo in questo modo ritornerò attore protagonista delle mie nuove prove, adesso più libere da un passato remoto. Ho deciso di proiettarmi al futuro senza schermarmi mai più e farmi trovare pronto per il secondo tempo di questo gran bel film, che, in fondo, è la mia vita.
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L'empatia si prova istintivamente nel dolore e nella gioia, quando le sensazioni provate ci fanno sgorgare quelle lacrime che non vogliamo far vedere e quella forza che non abbiamo, ma cerchiamo continuamente.
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