mercoledì 27 gennaio 2021

IL SEGNO DELLA CROCE... UNCINATA (OLOCAUSTO)

... Oggi va così. Non riesco proprio a concentrarmi. Non c'è abbastanza campo per il concentramento dei miei pensieri, come al solito anarchici e protestanti. Sento la mancanza di quella concentrazione che mi servirebbe per ripassare un libro di storia, sordo senza il suo indice d'ascolto. Basterebbero poche gocce per rimanere concentrato in questo giorno della memoria. Corta come la coperta che non ripara o lunga di ricordi terminali. Ho perso le tracce e gli appunti di un discorso, interrotto sul più bello, da un blocco mentale e fuori posto. E allora segno il passo e chiudo gli occhi sul presente incerto, influenzato da un passato febbrile... Il tempo mi fa salire in macchina e partiamo veloci in retromarcia. Mi ritrovo nel fuori campo sfocato, con gli occhi stanchi e lenti senza montatura. Adesso vedo solo in bianco e nero. Osservo pigiami a righe che indossano esseri umani, stelle sul petto, tatuaggi di numeri, uomini con gli stivali, cani e lupi abbaianti, fari notturni abbaglianti e pianti bisbigliati... Aleggia il vento gelido di una morte estratta a sorte. Ascolto il suono del silenzio, rotto nel tonfo di un altro martire, caduto sulla terra, fredda ed accogliente delle sue spoglie, nude al cospetto della sua ingiusta condanna. Fine pena mai. Continuo a cercare fili di speranza, anche se spezzati. Ne trovo a milioni e li raccolgo uno per uno. Sono i capelli caduti nei riccioli e nelle trecce, tagliati, senza una spiegazione a quegli angeli con il cappello da quei diavoli per capello. Altri fili li ho scoperti, elettrici, spinati e traccianti nel confine di una libertà, invisibile agli occhi. Respiro paura e non trovo la cura per questo freddo tagliente, come il rasoio dei suoi lunghi inverni, fatti di neve, brividi e nebbia. Che scena agghiacciante, gelida e oscena di umiliazioni aberranti, raccapriccianti di orrori e copiata da errori di una soluzione finale e sbagliata. Esco di scena, sopravissuto e ancora vivente; mi sento un soggetto smarrito dal tempo furtivo di un prossimo domani. Proprio adesso che avevo raccolto gomitoli di fili per provare a ricucire le anime strappate a quei corpi, fatti di pelle e ossa. Ritornato al futuro, appoggio gli occhi su un campo finalmente aperto. Mi sento comunque condizionato dalle parole urlate in silenzio, lette negli occhi disperati delle donne, uomini e bambini che ho incontrato e non ho mai conosciuto. Con una corazza fiera ed orgogliosa e per questo razziati della loro dignità. Finalmente concentrato, cercherò di alzare il mio morale, imparando la morale di questa triste storia. La stessa storia che, ancora oggi, teste vuote e rasate vorrebbero ripetere alzando il braccio. Destro. Oggetti maligni, figli senza padre, di una propaganda ignobile, indegna, crucca ed assassina. Stupendo sarebbe cambiarne il corso ed il finale... Una storia diversa nella quale i deportati sarebbero i veri protagonisti della loro vita. Soggetti Benigni, che insegnerebbero alle future generazioni il significato della frase più dolce da dire... semplicemente che... LA VITA E' BELLA!

3 commenti:

  1. Orrore ancora per chissà quanto tempo ci porteremo il ricordo di un passato senza tempo. Senza un perché. Purtroppo la storia non insegna l'uomo si macchiera' ancora di Orrore. Un abbraccio

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  2. Ogni volta una piacevole lettura, questa volta su un passato che forse non lo sarà mai. Grandissimo Max

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