sabato 3 giugno 2023

MAREFUORI

Sordo ai sofferenti lamenti di un'estate terminale, mi sento prigioniero dei miei pensieri volanti. L'orizzonte cattura il mio sguardo che, come Medusa, mi trasforma nella statua di una libertà forzata. E' un preserale con molte forme ma con poca sostanza. Vedo il sole che scende lento e crea un tramonto silenzioso e rispettoso dei miei profondi sospiri. E lentamente sale un dolce tormento che non ha sapore. Tremo con brividi leggeri, tra i colori sfumati di un cielo infinito, che disegnano lividi scuri sulla mia pelle nuda. Fremo e mi agito nel vagito di parole senza consonanti. Fermo sui sassi ed impietrito nei passi, premo sul freno con la mano e con il mio cuore battente, tirato qua e la. Che si frantuma in sconfinati pezzi di vita. Prego le onde di continuare nei tentativi perpetui ed ostinati di toccare la terra che si fa sabbia. Con l'acqua che rinfresca la sete di corpi sudati e modella la corrente di pesci affondati. Gli occhi stanchi hanno ancora la forza di riposare le mie ore notturne smarrite nell'universo stellato. E così inizio a sognare e metto a soqquadro questo quadro dipinto. Navi e barche. Sabbia e castelli. Palette e secchielli. Bambini e genitori. Costumi e bikini. Gelati e birre. Chitarre e canzoni. Falò e baci. Promesse e tentativi. Farò e sarò. Amori ed eternità. Vento di aquiloni e bagni di onde. L'inverno ancora non esiste. E anche se dovesse arrivare non può rovinare tutto questo. Mi sveglio all'alba di un timido sole che si specchia nel riflesso pallido di una luna timida e vanitosa. Il mare è tranquillo ma, in fondo, la sua acqua cheta è lo specchio che riflette la mia inquietudine. Apro la gabbia alla mia rabbia, lasciandola libera di abbracciare il dolore al tempo delle sue ore lontane. Che si presenterà, improvviso e silenzioso, nel calendario di uno svogliato ritorno. Paziente ed in attesa dei prossimi giorni. Lunghi e distesi sui divani invernali. Freddi e contesi dalle noie infernali.

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