giovedì 18 febbraio 2021
MENO MALE
In questo tempo analfabeta di baci ed abbracci compongo e scompongo parole con le lettere del mio alfabeto, già morso e mai più rimorso da antichi pianti.
Ora vivo e vegeto come l'albero di una nuova vita che ho rimpiantato senza rimpianti.
Ci hanno regalato una vita da rispettare e, con tutto rispetto, fidiamoci ancora dei nostri occhi, troppo segnati dalle notti insonni di sogni sfrontati e puntualmente infranti.
Amanti e carnefici, fissiamo appuntamenti senza fretta e senza tempo, stempiati dalla fronte non comune di quegli strappi alle regole, fatte di ore illegali, uguali e stancamente veloci.
In apnea, di un fiato corto di lunghi silenzi, segniamo il passo ad un passato ormai segnato, verso un presente già assegnato, oltre un futuro dolcemente sognato.
Spesso contratti, lasciamo distratti, segni e ritratti... a tratti labili o astratti indelebili.
Le nostre speranze ed i nostri sogni, spesso combaciano nei contorni di labbra che nascondono un sorriso, proprio lì, voglioso di farsi trovare.
Nel sonno addormentato di un dormiveglia svogliato di dormire, viviamo sogni dorati cullati nella metà di un letto condiviso. Cerchiamo, però di evitare gli incubi di una meta prefissata che non raggiungeremo mai.
Capita, e mi è successo, che la vita prenda i nostri sogni in ostaggio e per liberare la mente, chieda un riscatto, morale e personale. Orfani delle nostre aspettative siamo in difficoltà ad onorare quel debito, rapiti anche noi dalla bellezza di scelte incompiute. E cosi lasciamo perdere vittorie già scritte.
Sotto un cielo incerto delle nostre previsioni, nasciamo nel segno di uno zodiaco, sovraesposto in luce notturna, che lascerà quel segno che, più o meno, disegnerà la retta di un orizzonte rassicurante o la curva di una salita imprevista.
Ed è nei momenti di fatica e sconforto che la nostra anima s'impreziosisce delle perle del sudore dei nostri sforzi, e bagna una pelle seccata dal suo essere stufa di questa freddezza virale.
Una pelle dai margini definiti, sempre pronta a rimarginare le nostre ferite, siano esse superficiali e distratte o profonde e dolorose.
Una pelle dura che vendiamo cara al peggior offerente e che regaliamo a chiunque si offra per una carezza distratta e leggera.
La nostra pelle che, in fondo, è il nostro abito migliore, nel quale ci abitiamo volentieri e ne abbiamo fatto un'abitudine che non cambieremo mai. Neanche per uno sconto di pena che la vita ci propone. Vale comunque la pena, provare a vivere, abbracciati per sempre alla vita della sua amica speranza... perchè, insieme alla vita stessa, è sempre l'ultima a morire.
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