venerdì 9 ottobre 2020

UNIPOSCA

... inconsapevoli autostoppisti persi ma non vinti, chiediamo alla vita segni indelebili del nostro passaggio, lungo di percorsi segnati e già assegnati. A volte mostri delle nostre paure e a volte principi dopo un bacio ranocchio, mettiamo in mostra al mondo le nostre gioie ed i nostri dolori... cicatrici e tatuaggi sulla pelle, che disegnano mappe della nostra geografia e raccontano le favole della nostra storia. Tesori nascosti o evidenti che danno quel pizzico di dolore che ci tiene svegli. E' comunque una questione di pelle... calda e liscia di una bruciante vanità nei falò estivi, fredda ed increspata nei mari freddi nei nostri inverni. Quelle ferite provocate e subite, che diventeranno croste nell'abbraccio sudato di pellicole molto trasparenti e poco traspiranti. Il tatuaggio è il nome proprio che diamo ai nostri ricordi, è la forma della nostra sostanza, è la coperta che scalda la nostra timidezza, è il passato che risponde presente al nostro saluto silenzioso, è il futuro che aiuterà la nostra corta memoria, è il segreto delle certezze che non sveleremo mai a nessuno, è lo sguardo timido che si nasconde al mondo ma non ai nostri occhi, è la carta d'identità che identifica i nostri valori, ogni volta che attraversiamo una crisi, è lo specchio, riflesso dei nostri contorni, che ci guarda dal basso verso l'alto, è la fotografia della nostra passione, frutto delle nostre fantasie, è l'inchiostro sottopelle che riemerge in superficie, è marchio di fabbrica, originale e mai fuori moda, è la macchia che non andrà più via, che non ha paura di farsi vedere. Il tatuaggio, ribelle, urla al cielo l’innocenza del suo canto libero ... spesso imprigionato nei pensieri galeotti e bigotti di penitenziari mentali, riesce sempre ad evadere da quell’ingiusta condanna, rifiutando orgogliosamente qualsiasi penitenza.

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