lunedì 3 maggio 2021

D'AMORE E DI ACCORDI

... laggiù, dove finiscono le tue dita incomincia la tua inseparabile chitarra, oggetto strumentale di ogni tuo desiderio. Hai toccato le corde giuste di un cielo capriccioso, nel lampo fulminante dei tuoi passi, spediti oltre le colline. Hai puntato l'indice d'ascolto sulle labbra di un frastuono assordante e hai creato un silenzio che non si può più ascoltare. Nemmeno per gioco. E noi qui, immersi e sommersi nei nostri pensieri, tratteniamo il respiro ogni volta che sentiamo il suono di un telefono. Tanto amato quanto odiato. Hai tracciato una linea, a volte libera di un orizzonte accogliente e a volte velata ombra di nuvole gonfie. Caro Fabrizio, ora fermati un attimo e ascolta, in religioso silenzio, la mia voce, muta e novizia, che oggi ha preso i voti, massimi e segreti, nelle parole che non ti ho mai detto. Sai Fabrizio che il niente di un vuoto doloroso voleva fregare anche me? Il dolore ha contato le mie ore, ma i conti non tornavano, ormai persi e dispersi in giorni malati, sofferenti di mal d’amare. La Malattia, mai sola, ha accompagnato mia moglie in un viaggio senza ritorno. Lei, Daniela, era la mia buona compagnia. Ma lui, l’infame dolore, non aveva fatto i conti con me; io, ladro e gentiluomo, gli ho fregato il suo tempo prezioso, frugando nelle borse dei miei occhi, già sfregati dalle gocce di una futura memoria. Mi sono sfregato le mani ed ho lavato il viso, ieri sfregiato, oggi fregiato con nuovi sorrisi e domani impermeabile ai pregiudizi di diluvi universali. Stanco ed inquieto dopo la tempesta di rabbia ho cercato e trovato un posto al sole, mai più da solo. Come la statua di una nuova libertà. A volte nano e stanco, mi sono appisolato e mi sono abbronzato la faccia di bronzo, colpevolmente sbronzo per l'ennesimo bicchiere che vedevo mezzo vuoto. Cronico ubriaco di vita, ho provato a scrivere e descrivere la cronaca nera dei miei giorni febbrili, letti e sdraiati nel loro eterno riposo. Adesso Fabrizio, finalmente libero delle mie scorie mentali, mi sento ancora radioattivo per fare la cronaca, di nuovo rosa, di quello che abbiamo preparato per te... chilometri di braccia per avvolgerti; ore d'amore per baciarti; pazienza e comprensione per ascoltarti; risposte per dare un senso alle tue domande; parole per dare forma ai tuoi pensieri; lacrime dolci per la gioia nel rivederti; speranza che ci tiene legati alla vita; tempo per ascoltare la tua musica; Ora, dolce Fabrizio, chiudo gli occhi e apro la mente... Mi piace immaginarti mentre parli alla tua chitarra e le chiedi di regalare le sue note al vento. Porti il nome di De Andrè e ovunque andrai, troverai, come lui, l'accordo perfetto tra la Bocca di Rosa, la Ballata dell'amore perduto e la Guerra di Piero. Perchè di guerra, obbiettivamente, non voglio più parlarne. In tutta coscienza. E anche se dovessi incontrarla, la tua anima buona la scambierebbe con un segno di pace. Sei d'accordo con me, Faber?

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